Un disavanzo di 562 milioni di euro, da ripianare fino al 2051, aumentando l’aliquota regionale Irpef ai molisani e dirottando le entrate proprie della Regione sulla copertura dei vecchi debiti anziché verso il finanziamento di investimenti e servizi ai cittadini.
Per scongiurare questo scandalo, stamattina nella seduta di Consiglio ho proposto che la Regione apra immediatamente una vertenza istituzionale nei confronti del Governo nazionale per pretendere che il debito sanitario venga pagato dallo Stato e non dai molisani.
Com’è noto, infatti, dal 2009, cioè da 14 anni, il Governo ha commissariato la Regione nella gestione della sanità, esercitando i poteri sostitutivi ai sensi dell’art. 120 della Costituzione attraverso la nomina di un organo straordinario, il commissario ad acta, con poteri sia legislativi che amministrativi da svolgere al riparo da ogni interferenza degli organi regionali proprio per garantire il riequilibrio economico e finanziario.
Se in 14 anni questo equilibrio non è stato raggiunto e neppure minimamente sfiorato, il responsabile esclusivo non può che essere lo Stato, e non i molisani, costretti a pagare per colpe di altri in termini di maggiori tasse e minori servizi, già ridotti a lumicino, per i prossimi 30 anni.
La Regione Molise non può acconsentire a scaricare sui cittadini i costi della mala gestio statale del settore sanitario.
Una proposta seria, giuridicamente ineccepibile, nell’interesse esclusivo dei molisani. Spiace che il Governo regionale abbia inteso, invece, bocciare la proposta, inchinandosi al Governo Meloni per non disturbare il manovratore, anziché difendere i diritti e gli interessi di tutti i cittadini.
Per noi la battaglia è appena cominciata, perché riteniamo che sia sacrosanta e vada combattuta fino in fondo.
Ed è quello che faremo.
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