Pessimo: è questo il mio giudizio sul nuovo Programma Operativo Sanitario 2023/2025 presentato oggi in Consiglio regionale dal Presidente Roberti.
La ‘nuova’ programmazione, infatti, non è altro che la prosecuzione (con gli stessi mezzi) di quella di Frattura del 2015/2018.
La perfetta continuità.
In un contesto sanitario devastato come quello molisano, acclarato dalla mancata garanzia dei Lea, occorrevano scelte radicali e in controtendenza di cui, invece, il documento risulta irresponsabilmente privo. Non serve a niente e nessuno un Programma “senza infamia e senza lode”, come l’ha definito Roberti (con una buona dose di schiettezza, che apprezzo e di cui gli do atto…).
Dell’esigenza di superare le norme restrittive e penalizzanti del Balduzzi e dell’uscita dal commissariamento non si rintraccia neanche l’ombra. E così, dopo la bufala del Decreto Molise, miseramente svanito (Cesa dixit), cade anche l’ultima maschera del Governo Roberti: tutte le promesse elettorali sono state spudoratamente disattese.
L’aspetto più pericoloso del ‘nuovo’ Programma riguarda proprio, e purtroppo, il comparto nelle condizioni più critiche, quello dell’emergenza-urgenza: si conferma, infatti, la scelta scandalosa di preservare il monopolio privato della cura delle malattie tempodipendenti, cardiochirurgiche e neurochirurgiche, a strutture convenzionate prive di Pronto Soccorso e in assenza della garanzia del trattamento dei pazienti in regime di urgenza (e non solo in elezione). Una scelta del tutto irragionevole che viene incredibilmente confermata.
Come se non bastasse, non c’è traccia alcuna del tentativo di frenare la mobilità passiva, tanto è vero che il numero abnorme di posti letto assegnato alle strutture private che servono bacini di utenza extra-regionale continua ad essere attinto (sottratto) dal numero complessivo di quelli regionali, a danno di tutte le altre specialità ordinarie (che infatti sono insufficienti, determinando così la mobilità passiva).
Idem per il budget assegnato alle strutture private: continuiamo ad anticipare bimestralmente decine di milioni di euro del fondo sanitario regionale per la cura di pazienti non molisani. Un paradosso ingiustificabile, nelle condizioni finanziarie in cui si trova il Molise.
E ancora: resta il mistero del perché la Regione continui a non muovere un dito per rivendicare la proprietà della struttura ex Gemelli, visto che il finanziamento pubblico, al tempo, era vincolato al conseguimento della qualificazione di Ircss che oggi, però, è evaporata come una bolla di sapone.
Infine, rimane beatamente e vigliaccamente ignorata la battaglia per l’accollo del disavanzo sanitario in capo alla Stato che da ben 14 anni ha commissariato la Regione.
Non so se e quando questo PO sarà approvato: ma so per certo che si è persa l’occasione di invertire la rotta, malgrado ve ne fosse un disperato bisogno.