«Roberti elude completamente il merito delle questioni che i giudici hanno sollevato all’indirizzo della sua politica di bilancio»
«Meno male che al governo ci siamo noi che abbiamo le idee chiare, a differenza di altri» dice il governatore Roberti rispondendo alle critiche mossegli da Massimo Romano dopo i pronunciamenti della Corte costituzionale che un mese fa ha dichiarato illegittimo il rendiconto 2020 e qualche giorno fa ha pubblicato la sentenza con la quale ha bocciato anche quello relativo al 2021. Atti dell’amministrazione targata Donato Toma (ex governatore di centrodestra e prima ancora presidente dell’ordine dei commercialisti ndr), si smarca l’attuale primo inquilino di Palazzo Vitale. Una pratica che non può essere liquidata in maniera tanto semplice, ribatte invece il consigliere di Costruire democrazia che rilancia il pericolo segnalato dai giudici contabili sugli effetti a catena che ci saranno nei prossimi documenti se non si azzera tutto ripartendo dall’approvazione del bilancio 2020. «Una situazione che rischia di diventare disperata, che però la giunta regionale sta sottovalutando in modo incomprensibile e probabilmente irresponsabile» il parere di Romano che aveva invitato l’esecutivo di centrodestra anche «a ricostruire un rapporto di leale collaborazione istituzionale con la Corte dei Conti forse compromesso dalla decisione della giunta di andare avanti col bilancio di previsione 2024 senza entrare nel merito delle questioni segnalate».
E invece la giunta tira dritto per la sua strada. Ieri, nell’intervista rilasciata alla collega Rita Iacobucci, Roberti si è espresso in questi termini sulla vicenda: «In questi mesi noi abbiamo lavorato già per correggere la rotta. Chi dice (il riferimento è anche a Gravina che ha sottolineato le medesime perplessità ndr) che non so a quali rischi stiamo esponendo la Regione o mente sapendo di mentire, però poi la credibilità passa per il proprio modo di agire, oppure non sa come funziona un bilancio. Ci si può esercitare nel fare filosofia, ma non si va da nessuna parte. Gli atti del 2020 e del 2021 vanno riapprovati correggendo i passaggi e i numeri volta per volta, seguendo l’ordine temporale per la consequenzialità dei bilanci».
La risposta di Massimo Romano non si fa attendere e dà la misura di come siamo già in pieno clima elettorale, in una partita in cui sia il consigliere di Costruire democrazia sia il presidente della Regione hanno deciso di metterci la faccia.
«Roberti fa il bullo con i giornalisti nei confronti del sottoscritto e dell’opposizione, ma elude completamente il merito delle questioni contabili che non noi, ma la Corte dei Conti, ha sollevato, esattamente negli stessi e identici termini, all’indirizzo della sua politica di bilancio» replica Romano. Che poi rilancia la sfida al capo dell’esecutivo regionale: «Se nell’udienza di parifica di mercoledì scorso, anziché arrangiare una sgangherata e puerile difesa d’ufficio, il presidente della Regione avesse ascoltato con attenzione le censure dei magistrati contabili, avrebbe compreso che i nodi critici non riguardano soltanto il precedente governo regionale (composto peraltro da tutti i suoi attuali consiglieri di maggioranza), ma anche scelte sbagliate proprio della sua giunta. Nel merito – conclude il consigliere – la questione politica che Roberti continua ad eludere riguarda il disavanzo regionale di oltre 500 milioni di euro imputabile in larga parte alla responsabilità dello Stato che, invece, continua a far pagare ai cittadini molisani, pur avendo ammesso in Consiglio regionale che si tratta di una cifra non attendibile e persino sovradimensionata».