La modifica dello Statuto regionale per istituire il secondo sottosegretario è una porcheria istituzionale che segna il livello più basso della politica locale e il punto di non ritorno dell’era Roberti.
Una prepotenza politica ispirata al noto adagio del Marchese del Grillo (“io so io e voi non siete un c…”): non esiste un solo molisano che attenda, condivida o apprezzi questa decisione legislativa, ad eccezione di una sola persona, ossia il beneficiario della ‘nuova’ poltrona con costi a carico dei contribuenti e in assenza di alcuna esigenza istituzionale o politica.
È ridicolo avere due sottosegretari in una regione che perde 1500 abitanti all’anno e non riesce nemmeno a gestire l’ordinaria amministrazione (nel 2024, siamo ancora fermi al rendiconto 2021…).
Nella discussione in consiglio regionale, terminata con 13 voti favorevoli del centrodestra e 7 contrari della minoranza, nessun consigliere di maggioranza ha avuto il coraggio di dire mezza parola. Persino il presidente Roberti è rimasto in religioso silenzio, forse per la vergogna di motivare il voto su un provvedimento così spudoratamente impopolare e autoreferenziale.
In questo momento la classe dirigente molisana dovrebbe avviare urgentemente una strategia politica e istituzionale nei confronti del Governo volta a scongiurare gli effetti devastanti dell’autonomia differenziata, a salvare l’organizzazione sanitaria dal cappio del commissariamento e del Balduzzi, a denunciare lo scippo del credito d’imposta sulle zone Zes o lo schiaffo in faccia rimediato sulla Gigafactory (dopo decine di foto di passerelle inutili al Ministero).
E invece discutiamo del secondo sottosegretario: il livello del dibattito è quello del bar dello sport.