Tra qualche giorno in Consiglio regionale discuteremo la nostra proposta di indizione del referendum, ai sensi dell’art. 75 della Costituzione, contro l’autonomia differenziata.
Accanto e in aggiunta alla straordinaria mobilitazione popolare per la raccolta firme (già 100mila online in sole 24 ore), è fondamentale che il Molise si unisca alle cinque regioni (Campania, Puglia, Emilia Romagna, Toscana e Sardegna) che già hanno promosso il referendum, trattandosi di una scelta politica e istituzionale fondamentale e assolutamente necessaria, a prescindere dall’appartenenza partitica: il ddl Calderoli spacca l’Italia e penalizza i cittadini delle regioni più povere, in primis proprio il Molise, che non disponendo di risorse finanziarie proprie (diverse ed ulteriori rispetto a quelle trasferite dallo Stato) non potranno finanziare la spesa pubblica per vedersi garantiti i servizi pubblici essenziali, a partire da istruzione, sociale e sanità.
Siamo a un punto di non ritorno e non c’è più molto tempo per invertire la rotta: è passata sotto silenzio la notizia della sentenza della Corte costituzionale n. 141 del 22 luglio scorso, che ha sancito la legittimità costituzionale della legge della Regione Sardegna che ha autorizzato l’incremento della spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie eccedendo i limiti previsti dalla normativa nazionale, al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza e ridurre i tempi di attesa.
Limiti di spesa che per le altre regioni sono invalicabili ma per la regione Sardegna no, che è a statuto speciale e può destinare risorse finanziarie aggiuntive al proprio servizio sanitario regionale, al contrario di quelle che come il Molise, non disponendone, non possono derogare ai tetti di spesa, e dunque devono “accettare” tempi biblici per le liste di attesa e sacrificare i Lea.
Roberti e la maggioranza di centrodestra hanno l’occasione di rivendicare il diritto-dovere di difendere il Molise da una riforma legislativa sbagliata che ci penalizza e mina la sopravvivenza stessa della regione, assumendo una posizione istituzionale e politica non servile rispetto alla propria area politica.
Diversamente, faranno la fine del Governo Meloni, che cadrà sull’autonomia differenziata, perché i cittadini reagiranno contro questa barbarie giuridica che sovverte la sacralità del principio costituzionale di eguaglianza e monetizza i diritti sociali e civili garantiti in base alla ricchezza della regione di residenza.