Ma dove vogliamo andare

Mentre Roberti se ne andava in giro per l’Europa a discettare di crisi geopolitica in Ucraina (con quale cognizione, non si sa) o a dispensare poltrone e deleghe per i suoi consiglieri, il 12 settembre scorso sul sito del Dipartimento per le Finanze del Mef veniva pubblicato l’ennesimo aumento delle aliquote fiscali regionali, IRAP + 0,15 e IRPEF + 0,30 punti: le più alte d’Italia. 

La notizia dell’ennesimo aumento delle tasse è stata accuratamente occultata sia negli ambienti politici sia sui circuiti mediatici, per tentare di silenziare la vergognosa immagine di una Casta sempre più autoreferenziale che pensa solo a sistemare se stessa, tra sotto-sottosegretario e consiglieri delegati, affossando lo sviluppo locale con il costo di non-scelte e le tasse più salate di tutte le altre regioni d’Italia.

Per l’ennesimo anno, il 15esimo se non sbaglio, il Governo ha sanzionato il Molise per il risultato negativo di gestione 2023 della sanità, applicando la maggiorazione di tutte le aliquote fiscali: continuiamo ad essere commissariati (dal 2009) ma i costi li pagano sempre i molisani, con le tasse maggiori e i servizi pubblici peggiori del Paese. 

Che fine ha fatto il Decreto Molise che Cesa e Lotito hanno annunciato trionfalmente alle scorse politiche, raggirando elettoralmente i molisani, promettendo l’azzeramento del debito sanitario e regalandoci, invece, l’Irpef a + 3,63%? Dov’è finita la “due diligence” sul bilancio sanitario preannunciata da Roberti per rimettere in riga i ragionieri del Ministero e di cui non c’è traccia? 

ui ci vorrebbe una “rivoluzione istituzionale” per la sopravvivenza del Molise e invece abbiamo una classe dirigente la cui massima ambizione è quella di fare da maggiordomo al governo Meloni o restarsene buoni buoni in attesa di ricevere l’elemosina di una delega consiliare per tirare a campare. Politicamente, s’intende.

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