Di lotta e di malgoverno 

E niente, ci toccherà anche assistere alla sfilata di Roberti in piazza al fianco di sindacati e operai per la Stellantis, contro il Governo Meloni.

Siamo seri: se non si possono imputare alla giunta regionale responsabilità specifiche sul disastro della ex Fiat di Termoli (sia perché la crisi dell’automotive italiana è molto più risalente e coinvolge dinamiche europee ed industriali, sia perché politicamente Roberti conta quanto il due di coppe quando la briscola è a bastoni), è altrettanto vero che la Regione avrebbe dovuto pretendere a tempo debito impegni precisi dal Ministro delle imprese e del Made in Italy nei confronti di Tavares anziché accontentarsi di posare allegramente in foto con Urso e i parlamentari a contorno per un misero trafiletto sui giornali locali.

 L’incapacità politica conclamata della giunta Roberti, invece, si misura proprio sulle partite a diretta ed esclusiva gestione regionale: fino ad ora non ne hanno azzeccata una, inanellando una serie di cappellate veramente da dilettanti allo sbaraglio.

Limitandoci agli ultimi 15-20 giorni: l’ormai epica figuraccia-retromarcia sul sotto-sottosegretario; poi la soap opera delle deleghe ai sotto-assessori a loro insaputa; ancora, la nomina illegittima e nulla del Direttore generale di Fin Molise che saranno costretti a ritirare; da ultimo, il taglio lineare del 20% sull’indennità compensativa in agricoltura che metterà in ginocchio centinaia di agricoltori delle zone svantaggiate.

La sanità meriterebbe e meriterà un approfondimento specifico, perché alla fine del 2024 siamo ancora nella piena operatività del Programma del 2015, quello di Frattura per intenderci; delle terapie intensive post covid continua a non esserci alcuna traccia (la Torre covid è sempre un fantasma); Agenas ci scaraventa all’ultimo posto per l’obsolescenza tecnologica delle grandi apparecchiature diagnostiche (con buona pace della replica di Roberti che anziché smentire, conferma il quadro inquietante, al netto delle somme stanziate dal Decreto Toma nel 2022, di cui lui, Roberti, non ha comunque alcun merito); infine, il Decreto Molise e la revisione del Balduzzi continuano ad essere meri proclami per dare alla stampa sempre lo stesso titolo da rilanciare. Sotto il titolo, tuttavia, niente.

 Sul bilancio, poi, meglio stendere un velo pietoso: il prossimo 23 ottobre ci sarà l’udienza in Corte dei Conti per la parifica e all’orizzonte non si profila nulla di rassicurante. 

A fronte di questo quadro raggelante, Roberti ha di fronte un bivio: cominciare, finalmente, a governare, azzerando tutto e ripartendo daccapo con annesso bagno di umiltà, oppure non gli resterà che scendere continuamente in piazza a manifestare. Ma contro se stesso. 

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