Il Molise è una regione fondata sui finanziamenti a pioggia: dall’inizio della legislatura, l’unico bando attivato per il sistema produttivo ha riguardato le micro e piccole imprese, con uno stanziamento di 7,4 milioni di euro, più ulteriori 10 per lo scorrimento della graduatoria (circa 1500 domande), per un totale di 17,4 milioni elargiti indistintamente e senza criteri di priorità e/o premialità, dall’imbianchino alle attività di estrazione di petrolio greggio, per un contributo massimo concedibile non superiore a 60 mila euro (una mancia o poco più), per acquistare la qualunque, dall’iPhone al montaggio del condizionatore.
Una montagna di soldi pubblici investiti senza alcuna prospettiva di sviluppo e nella più completa latitanza di obiettivi politici diversi dalla consueta e consunta logica di assistenzialismo “sociale”, come ha ammesso candidamente ieri in Commissione un influente esponente della maggioranza, probabilmente ignorando che parliamo di una misura del settore “industria e servizi” per “aumentare la competitività del sistema produttivo e l’occupazione”, non certo delle politiche sociali.
In ogni caso, il dato politico più rilevante lo ha riferito in audizione proprio l’assessore allo sviluppo economico: “siamo fermi”, nel senso che la Regione non dispone neanche dei soldi per cofinanziare i programmi e quindi le graduatorie restano, al momento, solo sulla carta.
In breve, il tempo passa ma il nostalgico Molise resta schiavo delle logiche di 30 anni fa: la mentalità è sempre quella dei finanziamenti a pioggia, con l’aggravante che stavolta le casse sono prosciugate e il tessuto produttivo rischia di restare a bocca asciutta.