La massima aspirazione del Governo regionale è tirare a campare e sperare che i cittadini continuino a distrarsi e disinteressarsi.
Nel Consiglio di ieri l’ennesima conferma di analfabetismo istituzionale e servilismo verso il governo Meloni.
Prima la proposta di legge di modifica dello Statuto per introdurre il secondo sottosegretario (per gli amici, il sottosottosegretario): un atto di bulimia politica, una vergogna istituzionale che porta la firma del Presidente Roberti, quella di utilizzare la carta costituzionale regionale per soddisfare l’appetito individuale di qualche consigliere rimasto senza cariche.
Conclusione: Roberti ha abbandonato i lavori e l’approvazione è stata rinviata con la scusa di prendere tempo per presentare emendamenti, ma probabilmente per tentare di limitare i danni della figuraccia di fronte ai cittadini.
Poi la sceneggiata sulla delibera “taglia crediti”, ossia la procedura di dissesto finanziario della Regione Molise decretato dal Governo Meloni con una leggina cucita su misura per il Molise nella finanziaria 2024.
Un unicum nella storia del regionalismo italiano, sospetto di incostituzionalità, che determinerà la decurtazione dei crediti commerciali vantati da aziende e professionisti verso la regione o addirittura la loro cancellazione tout court. Alla richiesta di sospendere i termini di decorrenza del provvedimento per valutarne il ritiro, la Giunta regionale si è sottratta, impedendo persino che se ne discutesse in Aula.
Perché battano in ritirata non è difficile intuirlo: i cittadini stanno cominciando a capire che la famosa “filiera istituzionale” con il governo Meloni fino ad ora ha prodotto solo nuove tasse e ora il taglio dei crediti.
Non c’è traccia del decreto Molise ma al suo posto qualcosa che si avvicina molto al più noto cetriolo per l’ortolano.