La rana bollita

Secondo Agenas oltre il 21% dei molisani non ha possibilità di raggiungere un Pronto soccorso entro 30 minuti (vedi “III rapporto civico sulla salute 2024” di Cittadinanzattiva).

Nonostante si tratti della percentuale peggiore d’Italia (se eccettuiamo Basilicata e Valle D’Aosta), la realtà è persino di gran lunga peggiore, in quanto in Molise nessuno degli ospedali pubblici dotati di Pronto Soccorso dispone di reparti per il trattamento delle patologie neurochirurghiche e cardiochirurgiche, la cui gestione è stata delegata ai privati Neuromed e Responsible che però non hanno il Ps e quindi non prevedono l’accesso diretto (ma, appunto, solo tramite Ps), e quindi il tempo effettivo di presa in carico di un paziente tempodipendente è destinato ad aumentare di quello necessario ad ottenere la disponibilità al ricovero da parte delle strutture private e del trasferimento presso di esse.

A ciò si aggiunga che più o meno da 7 anni non vengono rinnovati i protocolli d’intesa tra queste ultime e la Asrem per la garanzia della presa in carico dei pazienti tempodipendenti, circostanza che ad oggi è di fatto rimessa sostanzialmente alla fortuna.

Un’organizzazione totalmente incompatibile con la “golden hour” e i crismi di ragionevolezza ed efficienza che dovrebbero ispirare la disciplina dell’emergenza-urgenza, tanto è vero che da 7 anni il Tavolo tecnico prescrive (inutilmente) come prioritaria l’adozione della nuova rete delle malattie tempodipendenti, e a marzo il Tar Molise ne ha bocciato l’organizzazione proprio in quanto inidonea a garantire la cura delle relative patologie.

A fronte di questo quadro nefasto, il nuovo provvedimento approvato dalla struttura commissariale a maggio scorso (DCA 92/2024) è stato revocato a luglio, senza che venissero rese note le motivazioni, anzi negando persino l’accesso agli atti ministeriali per comprenderne le ragioni.

Da allora niente e siamo a fine ottobre: gli anni passano, i governi, la dirigenza Asrem e i commissari alla sanità cambiano e noi siamo ormai assuefatti all’idea che la tutela della salute in Molise sia un lusso e non valga più nemmeno la pena provare a rivendicarlo come diritto.

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