M5S, PD e Costruire Democrazia incalzano il governatore: «Comunicazione tardiva, i cittadini hanno diritto alla verità»
Campobasso. Le opposizioni alzano la voce e chiedono un confronto immediato in Consiglio regionale. «La vicenda giudiziaria che ha travolto il presidente della Regione, Francesco Roberti, – hanno detto – non può restare confinata a comunicati e dichiarazioni tardive, ma deve essere affrontata in sede istituzionale».
Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Costruire Democrazia, uniti in conferenza stampa, hanno denunciato la mancanza di trasparenza e il ritardo nella comunicazione ai cittadini. «Un presidente sotto inchiesta non può permettersi esitazioni», hanno ribadito i consiglieri d’opposizione, evidenziando il rischio che la Regione si trovi ancora più paralizzata da questa vicenda.
Il presidente Roberti, come noto, è tra i 47 indagati nell’inchiesta condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Campobasso. L’indagine, che riguarda anche la moglie del governatore, Elvira Gasbarro, ipotizza il reato di corruzione per fatti avvenuti prima della sua elezione alla guida della Regione. Roberti ha difeso il proprio operato, dichiarandosi pronto a collaborare con la magistratura per chiarire la sua posizione. Tuttavia, le opposizioni puntano il dito sulla gestione della comunicazione da parte del presidente.
Gravina (M5S): «Grave per l’immagine della Regione, serviva maggiore trasparenza»
Roberto Gravina del Movimento 5 Stelle ha evidenziato la mancanza di trasparenza nella comunicazione della vicenda: «Abbiamo appreso la notizia questa mattina dai giornali nazionali, in particolare da ‘La Repubblica’. Se il presidente avesse informato subito la cittadinanza molisana e non solo la maggioranza, avremmo potuto parlare di trasparenza. Così non è stato. Questa vicenda, al di là dell’esito giudiziario, è grave per l’immagine della Regione. Speriamo che si risolva al meglio, perché un presidente in difficoltà non può che aggravare una situazione già complicata dal punto di vista finanziario e amministrativo».
Romano (Costruire Democrazia): «Situazione preoccupante, la Regione ne esce indebolita»
Massimo Romano ha espresso preoccupazione per il quadro emerso dall’indagine della DDA: «Le ipotesi di reato legate alla gestione dei rifiuti e ad altre questioni ambientali evidenziano una pericolosa permeabilità della criminalità organizzata nel nostro territorio. Noi manteniamo un atteggiamento di prudenza e cautela, rispettando il principio di innocenza fino a sentenza definitiva. Tuttavia, questa comunicazione andava data nelle sedi istituzionali e non lasciata ai giornali nazionali. Ora auspichiamo che Roberti possa chiarire rapidamente la sua posizione, perché a essere danneggiata è l’intera Regione Molise».
Fanelli (PD): «Serve un chiarimento pubblico in Consiglio regionale»
Micaela Fanelli del Partito Democratico ha criticato il ritardo nella comunicazione: «Il presidente della Regione avrebbe dovuto informare per primo i cittadini molisani e non parlare solo dopo l’uscita della notizia sui giornali. Ora chiediamo che tutto venga portato all’attenzione del Consiglio regionale. L’inchiesta mette in evidenza la presenza di una rete malavitosa sul territorio, con reati contro l’ambiente e la pubblica amministrazione. Noi vogliamo che il Molise resti un’isola felice, ma la situazione attuale desta molta preoccupazione».
Fanelli ha poi sottolineato la diversità di reazioni all’interno del centrodestra: «Alcuni esponenti, come Della Porta e Cesa, hanno dichiarato di stare dalla parte dello Stato, altri invece cercano di minimizzare la questione. La cosa più importante ora è che Roberti venga in Consiglio regionale e riferisca chiaramente ai cittadini. Se non lo farà spontaneamente, utilizzeremo gli strumenti previsti dal regolamento per ottenere questo confronto».
LA NOTA DEL MOVIMENTO 5 STELLE
M5S: “Basta ombre, Roberti chiarisca in Aula. Subito la Commissione Antimafia”
La bufera giudiziaria che in queste ore ha investito il presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, e che lo ha costretto a confermare di essere indagato per corruzione, impone una riflessione profonda. Roberti ha dichiarato di aver agito “in piena trasparenza e nel rispetto delle istituzioni”. Per questo riteniamo che Roberti avrebbe dovuto parlare subito a tutti i cittadini e all’Aula del Consiglio regionale, senza attendere le anticipazioni dei media nazionali. La legalità, la trasparenza, l’interesse pubblico devono restare la stella polare dell’azione amministrativa e politica: sono principi per noi non negoziabili. Riteniamo impensabile che il presidente della Regione non si presenti in Aula per chiarire la propria posizione. Ciò nel pieno rispetto di un’indagine approfondita e trasparente, senza alcuna volontà di anticipare giudizi definitivi nel pieno rispetto del principio della presunzione di innocenza.
Da tempo chiediamo l’istituzione di una Commissione Antimafia regionale, una necessità ineludibile di fronte a scenari sempre più allarmanti. Eppure, la nostra richiesta giace nei cassetti della maggioranza di centrodestra, senza una spiegazione plausibile. Allo stesso modo, resta senza risposta la nostra interrogazione volte a sollecitare la Giunta a dotarsi di strumenti di monitoraggio sull’utilizzo dei fondi pubblici, nonché di uffici specifici per la gestione delle segnalazioni antiriciclaggio. Oggi più che mai, questi strumenti sono indispensabili per garantire trasparenza e legalità nella gestione della cosa pubblica.
La notizia della chiusura delle indagini preliminari nei confronti di Roberti, sebbene riferita a fatti antecedenti alla sua attuale carica, e l’intero impianto investigativo che coinvolge un settore critico come quello dei rifiuti pericolosi, impongono una presa di coscienza. Le inchieste riguardano anche apparati della pubblica amministrazione, e questo deve spingere a una seria riflessione sul livello di permeabilità delle istituzioni locali a fenomeni corruttivi, ma anche sul rischio che venga minata la fiducia dei cittadini nelle stesse.
Ribadiamo che si tratta di indagini preliminari e che vige la presunzione di innocenza per tutti gli indagati. Tuttavia, non possiamo ignorare quanto evidenziato dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla stessa magistratura in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario: il Molise non è un’isola felice immune da infiltrazioni criminali. Gli enti amministrativi, gestendo ingenti risorse pubbliche, devono dotarsi di strumenti normativi e amministrativi idonei a prevenire ogni rischio di infiltrazioni criminali.
Sin dall’inizio della legislatura abbiamo segnalato i rischi cui la Regione Molise è esposta e abbiamo avanzato proposte concrete per il rafforzamento della figura del responsabile per la trasparenza e la prevenzione della corruzione. Abbiamo inoltre depositato atti per sollecitare la Giunta a dotarsi di adeguati meccanismi di monitoraggio e contrasto al riciclaggio, ma tali istanze sono rimaste inascoltate.
La Regione Molise deve lanciare un segnale chiaro di trasparenza e integrità. Auspichiamo un’indagine quanto più rapida, imparziale e rigorosa, in rapporto alla complessità del caso. Così come auspichiamo che il presidente Roberti possa dimostrare la propria estraneità alle accuse. Qualora così non fosse, ci troveremmo di fronte a una frattura istituzionale gravissima e inaccettabile per il nostro territorio. Di fronte a queste ipotesi, ci chiediamo però se il presidente Roberti abbia la serenità per amministrare una regione già gravata da difficoltà economiche, sociali e contabili.
La Costituzione, all’articolo 97, non solo sancisce che la pubblica amministrazione debba essere terza e imparziale, ma esige che appaia tale, garantendo ai cittadini l’assenza di qualsiasi ombra sulla gestione della cosa pubblica. Per questo, non possiamo restare in silenzio di fronte a questi avvenimenti e continueremo a batterci per la tutela della legalità e della trasparenza nelle istituzioni molisane.